

Rionero in Vulture
- Situato a sud-est del Monte Vulture, Rionero è immerso in un paesaggio ricco e accogliente, caratterizzato da vigneti, oliveti e folti boschi. Qui la fertilità del terreno e la sua favorevole esposizione hanno consentito lo sviluppo della viticoltura, la cui massima espressione è l'Aglianico del Vulture, e dei castagneti da frutto. Secondo alcuni il suo nome deriva da "Rivo Nigro", la sorgente affiorante dal tufo pozzolanico di colore nero che attraversava il paese dividendolo in due parti, due colline, una di fronte all’altra. Anche Rionero è stato interessato dalla migrazione di esuli albanesi in fuga, sistemati inizialmente nei pressi della Chiesa di Sant’Antonio Abate, la stessa che alcuni anni dopo ospitò Louis d’Armagnac, duca di Nemours, e Consalvo Fernandez di Cordoba, comandanti, nel 1502, degli eserciti francese e spagnolo. Qui s’incontrarono per stipulare accordi relativi alla successiva spartizione del Regno di Napoli. La sua tradizione storica è legata ai nomi di Giustino Fortunato, che si occupò attivamente della Questione Meridionale, e a quello del brigante Carmine Crocco. In quest'area, caratterizzata da piccole grotte sotterranee chiamate "fac“li", si rifugiavano i briganti...

Palazzo Fortunato - Rionero in V.re
- La residenza originale della famiglia Fortunato, costituita dalla vecchia abitazione con l'ingresso rivolto a nord, risale alla prima metà del 1700. Era munita e circondata da vari locali (magazzini, stalle, cantine, depositi di attrezzi vari, ecc.), aveva anche un accesso monumentale su via Garibaldi, tuttora esistente, e un vasto cortile. Successivamente, quando la "fortuna" della famiglia Fortunato si accrebbe e si consolidò in averi e in prestigio e dopo l’ampliamento della Piazza del Popolo con l’abbattimento di alcuni fabbricati, nel 1882, come si apprende dalla lapide fatta apporre nell'atrio da don Giustino nel 1923, si costruì, si ampliò e si abbellì da Ernesto Fortunato. Si ebbe allora l'attuale elegante edificio a due piani con Torretta ed ampio giardino, con “la speranza rimasta vana che il casato avesse a continuare” come si evince dalle parole di don Giustino sulla lapide posta nell’androne del palazzo. Parte del Palazzo è adibita a Biblioteca, intestata all'omonimo meridionalista, ricca di importanti volumi...

Museo del Brigantaggio - Rionero in V.re
La struttura nasce come Grancia del Convento “Santa Maria degli Angeli” di Atella nel 1443 e ha la funzione di masseria rurale, nonché di deposito di derrate alimentari. Con l’arrivo di Napoleone Bonaparte, la struttura viene confiscata alla Chiesa e passa nelle mani del demanio per diventare carcere e resterà tale fino al 1967. Nel corso della sua storia la struttura verrà più volte ristrutturata e rimaneggiata e tra le sue destinazioni troviamo anche quella di ospedaletto durante i periodi di malaria e i terremoti. L’edificio è dapprima sede del carcere di Atella, poiché Rionero per secoli è stata frazione di Atella e solo dopo l’autonomia comunale nel 1811, diverrà carcere di Rionero...

Le cantine storiche dell'Aglianico - Rionero in V.re
Simbolo enologico della Basilicata, l’Aglianico, vitigno tardivo che ha bisogno di lungo tempo e climi adatti per arrivare a giusta maturazione, ha trovato un habitat ideale sui terreni di un vulcano spento da millenni: il Vulture. Il monte alto 1326 metri si innalza austero e solenne nella punta a nord della regione al confine con Puglia e Campania...
Le cantine, questi antri naturali scavati nel tufo vulcanico, grazie ad un perfetto e naturale equilibrio di temperatura, umidità costante e ventilazione, garantiscono condizioni eccezionali di affinamento dei vini Aglianico del Vulture, che vi riposa all’interno di barrique di rovere francese. Tutte collegate tra loro, le grotte si sviluppano nel sottosuolo del paese, creando un percorso sotterraneo di grande suggestione...

Laghi di Monticchio
- Immersi nel verde dell'area naturale protetta è possibile visitare i Laghi di Monticchio, situati sulla falda sud occidentale del Monte Vulture. I due laghi, il Lago Grande e il Lago Piccolo, occupano le bocche crateriche dell'antico vulcano. A causa della differenza di quota esistente tra i due bacini, attraverso un canale tra i due laghi, l’acqua del Piccolo defluisce nell'altro, che ha un livello più basso di circa 2 metri. Il lago Grande presenta poi un emissario che confluisce nel fiume Ofanto. Il Lago Grande è caratterizzato da una depressione a forma di imbuto a pareti molto ripide, che si apre nella metà settentrionale, mentre in quella meridionale presenta un basso fondale che degrada dolcemente verso la depressione. Oltre i 10 metri di profondità la sua temperatura rimane pressoché costante sotto gli 8°C. Il Lago Piccolo è un lago “meromittico”: l’immissione in profondità di acque sorgive, calde e ricche di sali minerali, fa sì che, a causa dell’elevata densità, le acque di fondo, malgrado la loro temperatura elevata, non si mescolino con quelle superficiali...

Abbazia di San Michele - Laghi di Monticchio
Nello splendido scenario naturalistico offerto dai due bacini lacustri di Monticchio, sorge l’Abbazia di San Michele Arcangelo. L’Abbazia fu costruita nell’VIII sec d.C. nel luogo in cui sorgeva una grotta, scavata nel tufo, abitata dai monaci basiliani. Oggi fanno parte del complesso un convento a più piani, una chiesa settecentesca e la cappella di San Michele arcangelo. La grotta dell’Angelo dedicata a san Michele è adornata da affreschi risalenti alla metà dell’XI secolo ed era il luogo dove si riunivano in preghiera i monaci italo-greci che anticamente abitavano la zona. Nel corso dei secoli l’Abbazia ha visto il susseguirsi di diversi ordini monastici, infatti vi sono stati prima i Benedettini, poi gli Agostiniani ed infine i Cappuccini. La stessa struttura dell’edificio di culto ha subito nel tempo varie modifiche. I recenti restauri del complesso hanno ulteriormente modificato il santuario e l’area adiacente. Nella chiesa sono state rimosse tutte le decorazioni barocche; è stata riportata alla luce la gradinata di collegamento tra la chiesa e l’edicola dell’Arcangelo mentre, dopo la demolizione della volta è stata costruita una copertura a capriate in cemento armato. Molto attraente è la vista che si gode direttamente dalla chiesa dei laghi di Monticchio, ciò è stato reso possibile grazie all’apertura della facciata tardo-medievale del santuario lungo il corridoio che collega la foresteria al convento. Infine un piccolo ambiente, collegato alla navata laterale sinistra, è stato trasformato in cappella per conservarvi l’altare maggiore rimosso dal presbiterio dopo la distruzione della decorazione barocca...

La Bramea, una farfalla fossile vivente
La sua mimetica livrea, i suoi brevi voli e il suo ristrettissimo habitat hanno probabilmente tenuto questo piccolo animale per lungo tempo fuori dalla conoscenza. Subito a seguito della sua scoperta, avvenuta nel 1963, si riconosce in questo essere un fossile vivente, un relitto che ci giunge dal Miocene, un tempo della storia naturale della Terra durante il quale la separazione dei continenti da Pangea stava continuando verso l’attuale posizione geografica. A quel tempo il clima era ancora caldo, ma proseguiva il processo di raffreddamento che sarebbe culminato con il Pleistocene. Fu in questo periodo che scomparvero gradualmente le piante tropicali dal continente europeo. La falena del Vulture (Brahmaea europaea Hartig), l’unico brameide europeo, è una creatura miracolosamente scampata all'estinzione. Piante nutrici di questa farfalla, considerata il più grande vanto dell’entomologia nazionale, sono alcuni alberi, forse anch'essi speciali: la fillirea, il ligustro e, in particolare, il frassino meridionale. I colori delle scaglie alari e della spessa e folta peluria, dietro e sul torace, ci rimandano a un frate. Si direbbe un cappuccino con le ali. A questa specie è dedicato il Museo di Storia Naturale del Vulture, collocato all'interno del convento francescano titolato a san Michele. Qui, tra l’allestimento del museo, è possibile vederla e apprendere molte altre peculiarità sulla sua straordinaria storia e biologia...

Castello Normanno-Svevo Melfi
Il castello di Melfi sorge sopra una collina di origine vulcanica e sovrasta sia il centro storico che tutta la nuova zona abitata. Esso presenta ancora la cinta muraria che stringeva, in una difesa compatta e invalicabile, tutto il borgo cittadino dell'epoca. Il sistema difensivo del castello era costituito da un fossato, da uno spalto e da una cinta con torri. Gli ingressi alla costruzione, che si possono ancora scorgere, sono quattro, tre dei quali costruiti in epoca angioina. Il primo ingresso è rivolto verso le campagne e cioè verso nord. Il secondo, che oggi è murato, è diretto verso sud e permetteva l'accesso al paese e nel fossato del castello stesso. Il terzo accesso era praticamente un accesso di servizio per le guardie cittadine che vigilavano gli spalti correnti sulle mura, anch'esso ora murato, aveva la sua apertura dalla torre della chiesa e dava accesso diretto allo spalto. Il quarto, quello sicuramente più riconoscibile, che poi è quello che ai giorni nostri dà l'accesso al castello di Melfi, era una volta legato ad un ponte levatoio oggi in opera muraria, venne aperto successivamente all'epoca angioina. Il castello è circondato da dieci torri, delle quali sette a pianta rettangolare e tre a pianta pentagonale. Partendo con lo sguardo dall'accesso angioino rivolto a Nord Est le torri hanno vari nomi...
Il museo è ospitato all'interno del castello normanno-svevo. Esso conserva le testimonianze relative allo sviluppo culturale dei siti indigeni dell'area del melfese durante il periodo preromano. Al periodo arcaico sono pertinenti corredi funerari con ceramiche a decorazione geometrica di produzione locale, resti di ornamenti e materiale di importazione dalle colonie greche e dall'Etruria...

Castello di Lagopesole
«L’abbondanza tende ad abbagliare anche le menti più sagge» affermava Federico II di Svevia. Ma come non farsi abbagliare dall’abbondanza del suo castello di Lagopesole? Noi lo crediamo impossibile!
Lagopesole ospita uno dei più grandi e maestosi castelli federiciani, fatto realizzare dall’Imperatore tra il 1242 e il 1250, con la funzione di dimora estiva e di caccia, per ospitare gli ozi della corte di Federico II. Sorto a 800 metri sul livello del mare, sovrasta l’intera Valle di Vitalba, congiungendo le attuali zone del Vulture-melfese e del potentino, e diventato portum Montis Vulturis, una sorta di accesso al monte Vulture, custode dei segreti di uno degli Imperatori più affascinanti della storia. Fu proprio la geografia del luogo a convincere Federico II ad ampliare la preesistente roccaforte normanna per trasformarla nella sua residenza estiva, approfittando del fitto bosco che circonda la zona, perfetto per praticare l’arte della caccia con il falcone, sua attività prediletta.
Si narra che questo straordinario castello contenga circa 365 stanze, quanti sono i giorni dell’anno, ma tra queste, una sia inaccessibile e introvabile. Soltanto la notte di Natale la sua porta si apre per qualche secondo, svelando il suo interno: un vero e proprio tesoro rappresentato da una gallina dalle uova d’oro in grado di arricchire chiunque la trovi. Il castello è ricco di elementi geometricamente perfetti: ha una forma rettangolare, è diviso in due corti su cui si affacciano gli ambienti articolati su due piani e presenta agli angoli quattro torri quadrate. Rettangolare è anche il suo grande cortile interno, al quale si accede tramite una galleria con volta a botte preceduta da un imponente portone. Dal cortile è possibile vedere il particolarissimo portale a zig zag della chiesa palatina, con una sola navata, l’abside semicircolare e dei meravigliosi affreschi di figure sante risalenti al XIII secolo...

Castello di Venosa
Il castello di Venosa, costruito tra 1460 e 1470, sorge su una preesistente cattedrale romanica e oggi, imponente, domina il centro storico della città oraziana ospitando al suo interno il Museo Archeologico Nazionale. Il nuovo fortilizio voluto dal duca Pirro del Balzo nasce come importante tassello di un nuovo progetto urbanizzazione e fortificazione intorno alla città oraziana. Del castello di Venosa è possibile ammirare quattro torri cilindriche, che segnano gli angoli della pianta quadrangolare, un profondo fossato e un ampio cortile circondato da un loggiato rinascimentale. Di qui si passa nella Biblioteca comunale e nei due saloni di rappresentanza, con volte dipinte da soggetti allegorici nel XVIII secolo, mentre dall’androne si accede al camminamento. L’interno della galleria seminterrata del castello di Venosa in parte ospita il Museo Archeologico Nazionale che raccoglie la documentazione di età romana, tardo antica e altomedioevale della città e del suo territorio...

Cascate di San Fele
Dal cuore dell'Appennino Lucano sgorga il Torrente Bradanello che confluisce nella fiumara di Atella e poi nel fiume Ofanto-Mare Adriatico. Il corso d'acqua attraversa il territorio del comune di San Fele, in provincia di Potenza, sul quale si trova costretto ad affrontare numerosi dislivelli creando una serie di affascinanti salti di quota che danno vita al sistema delle Cascate di San Fele. Le cascate prendono il nome di “U uattenniere” termine dialettale col quale si definisce la "Gualchiera", un macchinario utilizzato negli antichi opifici della zona, edificati nel tempo proprio a ridosso delle cascate per sfruttare la forza dell'acqua che, tuffandosi, metteva in funzione delle pale che azionavano, a loro volta, dei magli che battevano la lana tessuta. Questa tecnica di lavorazione consentiva di ottenere panni più resistenti pronti per le lavorazioni successive...